Una dichiarazione semplice, immediata. Incontestabile.

Come incontestabile è l’importanza delle popolazioni indigene nella difesa della biodiversità del mondo.

Dobbiamo cambiare punto di vista, inevitabilmente. Tendiamo infatti a pensare che gli indigeni siano quelli “rimasti indietro”, ma loro impavidamente, contro il silenzio, l’indifferenza, i pregiudizi e le ingiustizie continuano a prendersi cura delle porzioni di terra su cui vivono dalla notte dei tempi, in armonia con il creato di cui hanno una visione cosmogonica sempre affascinante.

«Su 10.000 specie vegetali adatte all’alimentazione umana, se ne commercializzano 150. E se queste 150 specie contribuiscono col 60% dell’alimentazione dell’uomo, le altre 9.850 specie che fine fanno? Sono il cibo delle popolazioni indigene. Allora penso che il problema della sovranità alimentare sia prima di tutto un problema d’identità alimentare».

José Esquinas-Alcazar

Direttore del ceHap – Cátedra de Estudios sobre Hambre y Pobreza dell’Università di Cordob

Questa la dichiarazione di José Esquinas-Alcazar al convegno dedicato a “Popoli indigeni e sovranità alimentare locale”, tenutosi durante l’ultima edizione del Salone del Gusto e Terra Madre del 2012.

Tutta l’umanità è in debito con i popoli indigeni che hanno saputo, nella pratica quotidiana, mantenere vivi questi principi mentre il mondo andava in tutt’altra direzione.