Non è solo una sfida etica, ma anche di business. A maggior ragione in un contesto di ripresa economica che porta con sé un incremento di consumi, ma al tempo stesso non è abbastanza forte da produrre effetti evidenti sulle tasche degli italiani. L’efficienza energetica è diventato un tema cruciale, con gli edifici che sono un terreno di sfida, considerato che incidono per il 40% di tutti i consumi energetici nell’Unione europea. In Italia oltre il 70% degli immobili è stato realizzato in epoca precedente al 1970, anno della prima legge sul risparmio energetico, ricorda uno studio di AzzeroCO2, società di consulenza nata nel 2004 per volontà di due associazioni ambientaliste italiane, Legambiente e Kyoto Club. Dunque non è un caso se tre-quarti del patrimonio edilizio della Penisola è inefficiente, con dispersioni e quindi costi aggiuntivi in bolletta. Va anche detto, chiarisce lo studio, che il nostro Paese non è fermo. La Strategia energetica nazionale (Sen) prevede investimenti per 175 miliardi entro il 2030 e ben 110 miliardi saranno destinati all’efficienza. Una spinta importante è poi attesa dall’evoluzione tecnologica, che su questo versante sta compiendo passi da gigante e già oggi consente di apportare miglioramenti, in termini di minori sprechi, inimmaginabili solo fino a pochi anni fa. E, soprattutto, rendendo disponibili alle tasche di tutti soluzioni di monitoraggio ed efficientamento un tempo molto costosi.
Una ricerca condotta da E.On su scala europea, ricorda AzzeroCO2, segnala che l’idea di un mutuo green è vista con grande favore in Italia e Regno Unito. Così proprio questi due Paesi vengono indicati tra i più promettenti per avviare uno schema pilota.
I consumatori gradiscono l’opzione di una riqualificazione energetica chiavi in mano, completamente gestita da una terza parte, ma allo stesso tempo vogliono poter perseguire un approccio personalizzato.
La sensibilità italiana verso questa tematica è confermata da altre ricerche riportate dallo studio di AzzeroCO2, realizzato in sette capitoli, a partire da una panoramica del contesto europeo e italiano attuali, per poi passare ad analizzare i programmi pubblici in atto, i possibili interventi sul residenziale e gli incentivi a disposizione.
In particolare viene citato l’ultimo Energy Efficiency Report curato dal Politecnico di Milano, dal quale emerge che gli investimenti in efficienza energetica realizzati in Italia nel corso del 2016 si sono attestati a circa 6,13 miliardi di euro, contro 5,6 miliardi nel 2015 e 3,8 nel 2012. Con il segmento residenziale che guida la classifica con il 53% del totale.
In primis vi sono gli investimenti per le pompe di calore, ma contributi importanti alla crescita arrivano anche dagli interventi sull’illuminazione.
La spesa per la ristrutturazione è un investimento che rende. La ricerca sottolinea come una casa ristrutturata, che passa da una classe di prestazione energetica E a una classe B, fa risparmiare agli utenti circa 24mila euro in 30 anni. Non solo: a livello di valore di mercato, e quindi in ottica di rivendita, un aumento del rendimento energetico corrisponde all’aggiunta di quasi 10-15 metri alla superficie della proprietà.
Secondo quanto comunicato nei giorni scorsi dall’Agenzia delle Entrate, l’ammontare delle detrazioni è quasi raddoppiato dal 2011 (anno in cui l’agevolazione è stata introdotta, nella misura del 36%, poi portata al 50% e al 65% nel caso dell’Ecobonus) al 2017, arrivando a quota 4,7 miliardi di euro. Con la Legge di Bilancio 2018, oltre a rinnovare di un anno gli incentivi, sono state introdotte novità in merito all’importo dello sconto per alcune tipologie di spese ammesse, stabilendo una differenziazione di aliquota. Mentre nel caso di acquisto e installazione di infissi, finestre e schermature solari la detrazione si attesta al 50%, si può recuperare il 65% (in entrambi i casi con una spalmatura nell’arco di un decennio) per gli interventi di riqualificazione energetica di maggiore impatto, come quelli che migliorano almeno del 20% il fabbisogno annuo di energia primaria rispetto ai requisiti fissati da un apposito decreto ministeriale. Tra questi, quelli di coibentazione per l’isolamento termico, acustico o termoacustico, l’installazione di pannelli solari per produrre acqua calda, la sostituzione degli scaldacqua tradizionali con quelli a pompa di calore e degli impianti di climatizzazione invernale con quelli dotati di caldaie a condensazione di efficienza pari alla classe A. (s.d.p.)