Siamo ad una fase successiva a quella della raccolta differenziata dei rifiuti. Dobbiamo andare oltre. Alcuni rifiuti, in primis la plastica, non dovrebbero semplicemente essere più prodotti. Il loro livello inquinante è talmente elevato e il tempo per il loro smaltimento totale talmente lungo, che non possiamo più permetterci di produrre oggetti in plastica.

Quindi dobbiamo sostituire gli oggetti in plastica che abitualmente produciamo e utilizziamo con oggetti prodotti in altri materiali.

Un esempio banale è la bottiglia di plastica.

Secondo il report di Euromonitor International, viene venduto un milione di bottiglie di plastica al minuto nell’intero globo. 20mila al secondo.

Il Riciclo non è una soluzione. Se fino adesso avete pensato che bastasse essere accorti nel differenziare i rifiuti e che questa attenzione fosse bastevole per risolvere il problema dell’inquinamento dalle sostanze plastiche, siete in errore, purtroppo.

Il riciclo è in difficoltà e non rappresenta una soluzione definitiva. Per spiegarvelo vi forniamo alcuni dati, di immediata interpretazione. Meno della metà dei 480 miliardi di bottiglie vendute nel 2016 sarà riciclato e appena il 7% delle unità recuperate vivrà una “nuova vita” come bottiglia di plastica. La maggioranza della produzione, al contrario, è destinata a disperdersi nell’ambiente: secondo una ricerca della fondazione Ellen MacArthur, finiscono in mare ogni anno tra i 5 e 13 milioni di tonnellate di plastica.

L’unica conclusione possibile è la necessità dell’eliminazione immediata e definitiva della plastica dall’intero pianeta. Un’impegno che devono assumersi tutte le parti in gioco: i legislatori, i governi, le major, i piccoli e i grandi produttori, fino ad ogni singolo abitante della terra.

Le proposte per l’eliminazione della plastica si moltiplicano costantemente.

Pontus Törnqvist, lo svedese ideatore delle "plastic potato"
Pontus Törnqvist, lo svedese ideatore delle “plastic potato”

Ad esempio, il designer svedese Pontus Törnqvist ha ideato la “plastic potato” realizzando una linea di buste e posate prodotte con questo innovativo materiale fatto di fecola di patate acqua e farina. I prodotti sono resistenti e flessibili come normali posate di plastica ma hanno il vantaggio di potersi decomporre in soli due mesi.

Molte Aziende e catene di fast-food già si sono mostrate interessate al progetto. Tanto più che una direttiva del Parlamento Europeo  ha imposto loro il divieto assoluto, a partire dal 2021, di oggetti e posate monouso in plastica.