Ti sei mai chiesto quanti chilometri ha percorso il cibo che hai cucinato per pranzo?
In media, 1.900 km. Oltre l’inquinamento prodotto dagli stessi trasporti, non stai considerando quanta anidride carbonica emettono l’agricoltura intensiva, la lavorazione degli alimenti, e quanta plastica viene utilizzata per gli imballaggi.
L’Italia è produttrice di una grande varietà di mele, nei supermercati però vengono vendute anche quelle provenienti dalla Cina. Così pure per le arance spagnole (1.800 chilometri), il grano ucraino (1.675 chilometri) o canadese (6.727 chilometri), gli asparagi peruviani (10.000 chilometri).La nostra società e le nostre abitudini alimentari, grazie alla globalizzazione prediligono una dieta variegata, che contribuiscono a non favorire un sistema commerciale locale ma porta alla ricerca invece, di prodotti importati.
Il modo in cui viene prodotto il cibo è uno dei fattori che contribuisce maggiormente al cambiamento climatico.
Il che significa che anche tu puoi fare molto per questo pianeta. Come? Scegliendo alimenti che di chilometri ne percorrono davvero pochi, anzi, zero.
I prodotti locali oltre ad essere una vera e propria ricchezza nazionale, rappresentano anche la speranza di una agricoltura consapevole, sana e di qualità.
Emanciparsi dalla produzione industriale e dalle multinazionali che investono sui prodotti transgenici può fare la differenza sotto molti aspetti inevitabilmente collegati fra loro, da quello dell’inquinamento ambientale per finire al benessere del nostro corpo.
Scegliere un’alimentazione quanto più possibile a chilometro zero è eco-sostenibile, restituisce agli agricoltori la gestione della filiera alimentare e ci nutre con prodotti più sani e controllati. I vantaggi sono per tutti, pianeta compreso.